Hestetika Magazine
L'apparente immobilità

a cura di Matteo Vaghi

Come si legge nella tua biografia la tua indagine pittorica analizza le derive dell’uomo, le scruta attraverso l’accentramento delle figure e entra nel mondo introspettivo delle stesse. Ci racconti come nasce la tua arte?

Il processo creativo ha inizio sin dalla ricerca delle foto di ritratti o nudi, spesso scovati dal web o nei mercatini delle pulci.. Cerco in loro la suggestione necessaria per poter iniziare ad ipotizzare la struttura compositiva e le possibili relazioni e tensioni presenti all'interno dell'opera. Non uso particolari metodi di riporto dell'immagine sulla tela o su ardesia, per evitare una rigida esecuzione preferisco abbozzare direttamente la figura a fusaggine o direttamente ad olio, prediligendo la tendenza quasi naturale a “manierare” le forme rappresentate. Un approccio cosi diretto mi permette sin dalla fase di abbozzo di poter correggere o modificare quelle parti che non collaborano al gioco di equilibri tra le forme e lo spazio.

I personaggi da te rappresentati sono figure androgine, terse e sognanti. Chi sono? E cosa vogliono comunicare a chi le osserva ?

Come scritto precedentemente, i soggetti rappresentati derivano da foto di archivio, nudi o ritratti vintage che rimandano ad un canone di bellezza e forme legati ad un passato non molto distante al nostro presente. Vi è l''intenzione di suggerire al fruitore un'idea di tempo sospeso, in cui le figure o i ritratti risultano imbrigliati e inermi. É uno stato di apparente immobilità in cui le tensioni e le azioni sono circoscritti agli sguardi, ai loro punti di fuga e ai minimi e cauti gesti.

Il rosso e le figure geometriche sono elementi fondamentali della tua pittura. Quale è il concetto e l'essenza di questi ?

Ho iniziato ad utilizzare la monocromia ed il colore rosso parallelamente con l'uso dell'ardesia come supporto pittorico. M'interessava la relazione che s'innescava tra la durezza ed opacità dell'ardesia con la brillantezza del pigmento usato, la lacca di garanza nello specifico , che conferisce per l'appunto la tinta rossa. La monocromia conferisce alla composizione e al soggetto rappresentato un'idea di sospensione, partecipa alla creazione di un micro-mondo in cui il tempo cessa il suo naturale decorrere. È un modo per sottolineare ed imbrigliare una gestualità portata ai minimi termini, in cui i soggetti dialogano con le figure geometriche, vere e proprie architetture che spesso accompagnano lo sguardo del fruitore verso il fulcro dell'opera.

Per le tue composizioni spesso utilizzi l'ardesia. Come nasce questa scelta ?

La mia è una pittura che rivolge l'attenzione, spesso o quasi sempre, all'arte del passato, alle sue maniere e ai suoi materiali. Nel corso dei miei studi mi sono imbattuto sull'ardesia, materiale usato numerose volte da Sebastiano del Piombo o nelle numerose edicole votive disseminate nelle città. Mi affascina il suo grigio chiuso, opaco e la relazione che s'innesca con la brillantezza connaturata della pittura ad olio, spesso essa s'interseca alla figura, crea delle censure o dei paradossi, come nel caso della serie “Stille”, in cui la non rappresentazione rimanda al contrario alla bocca, alla parola non detta e al suo urlo muto

Verso quali nuove sperimentazioni sta andando la tua arte?

Ragiono da un po' sulle possibili evoluzioni della mia ricerca. Diverse le soluzioni ipotizzate come quella di ampliare nuovamente la mia tavolozza pur mantenendo comunque la presenza di un filtro monocromatico che esaspera, dove necessario, la gestualità della rappresentazione. Ciò che mi auguro comunque è mantenere quell'aspetto “ludico” del lavoro che continua ad entusiasmarsi ad ogni opera realizzata e la necessità della presenza di un racconto.

L'ultima mostra che hai visto ?

Diverse le mostre viste in queste ultime settimane, ma poche quelle rimaste impresse nella memoria. Sicuramente una delle più suggestive la mostra dedicata all'artista siciliano Franco Sarnari presso l'Ex Convento del Carmine di Modica .

Il tuo artista preferito ?

Sono numerosi gli artisti che ammiro e a cui rivolgo non pochi sguardi, uno fra tutti è Felice Casorati.

Quali sono le tue passioni oltre l'arte ?

Uno dei mondi che mi affascina maggiormente, oltre l'arte, è il mondo dell'editoria. Collaboro da tempo con la casa editrice palermitana “il Palindromo”. Mi affascina ed incuriosisce la metodologie e la costruzione dietro l'oggetto libro, dalle relazioni con gli autori al ragionamento per le copertine .

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