Kandinsky sosteneva che «l’inclinazione del blu all’approfondimento è così grande che proprio nelle tonalità
più profonde diventa più intensa e acquista un effetto interiore più caratteristico. Quanto più il blu è profondo,
tanto più fortemente richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui la nostalgia della purezza e infine del
sovrasensibile». Tali sensazioni sembrano riemergere in maniera potente dalle tele di Geraci, come se fosse
presente un costante ossimoro tra il tangibile e l’effimero, tra il concreto e l’astratto, fino ad attutire la
percezione dei corpi flessuosi e leggeri che si muovono in uno spazio quasi indefinito. Anche se i volti e le
membra sembrano rafforzare l’omaggio alla superba pittura del passato (penso alle carnali e sognanti Figlie di
Leucippo di Rubens, alla Danae di Rembrandt, alla Venere e Amore di Velasquez, alle Tre Grazie di Regnault,
alla Marietta di Corot, all’Olimpia di Manet), il suo non è processo d’imitazione bensì di ricerca di una bellezza
ideale «che sembra riassumere gli aspetti dell’aspirazione eterna dell’uomo ad un’armonia perfetta» .1
.
E,aggiungerei, all’Amore, costantemente teso tra dimensione Sacra e Profana, tra terreno e divino...
«Una causa evidente per cui molti non sentono il sentimento giusto della Bellezza è la mancanza di quella
delicatezza dell’immaginazione che è necessaria per poter essere sensibili a quelle emozioni più sottili. Questa
delicatezza ognuno pretende di averla, ognuno ne parla e vorrebbe regolare su di essa ogni tipo di gusto o
sentimento» ma, solo gli artisti, andando oltre l’affermazione del filosofo Hume, sono in grado di averla. Essa
nasce con l’atto creativo e sublima ogni tensione e meschinità contemporanea che potrebbe inficiare il processo
della rivelazione nella tela. Umberto Eco scriveva che «l’esploratore del futuro non potrà più individuare
l’ideale estetico diffuso dei mass media del XX secolo e oltre. Dovrà arrendersi di fronte all’orgia della
tolleranza, al sincretismo totale, all’assoluto e inarrestabile politeismo della Bellezza» .2
.
Certamente Simone Geraci appartiene ad una dimensione caleidoscopica della realtà, ma la sua Arte lo preserva dall’appiattimento e
lo aiuta, tramite la ricerca e il rigore, a riflettere sulla pittura e a donare ad essa quel linguaggio universale in
grado di parlare ‘delicatamente’ al cuore dell’essere umano, restituendo quel candore e quell’umiltà ormai
perduti.
Aurelia Nicolosi
1. J.E. Relouge, Bodo Cichy, Il nudo attraverso i tempi, Edizioni I.T.O., Milano- Brescia, 1963, p.7.
2. Umberto Eco, Storia della Bellezza, Bompiani, Milano, 2010, p. 428.
SIMONE GERACI | FALL_a cura di Aurelia Nicolosi, Koart Unconventional Place, Catania.