L'opera di Simone Geraci si distingue per la capacità di esplorare
l'umanità nella sua essenza più introspettiva, offrendo uno sguardo
delicato e profondo sull'interiorità dell'uomo. Nelle sue tele, il confine tra
reale e immaginario si dissolve, in un gioco di rimandi tra presenza fisica e
dimensione concettuale. L’immagine stessa si fa reale e nello stesso
momento si sublima con il paesaggio, creando una fusione tra corpo e
ambiente, tra pensiero e spazio, che trasforma l'opera in un'esperienza
immersiva. È questa la lettura di una poetica dove ogni elemento sembra
convivere in una dimensione sospesa tra il tangibile e l'intangibile.
Le sue opere instaurano un dialogo con il paesaggio, non inteso come
mero sfondo, ma come spazio vivo e pulsante, all'interno del quale le
figure sembrano trovare una dimensione di sospensione e
contemplazione. Questi corpi appaiono spesso inermi, immersi in
un'atmosfera rarefatta e vibrante, dove il tempo sembra dilatarsi e
l’attesa diventa un elemento centrale della narrazione visiva. Uno degli
aspetti più peculiari del lavoro dell’artista è la capacità di far interagire le
sue figure con il vuoto e lo spazio pittorico, creando immagini cariche di
una tensione duale, dove le materie e le tecniche pittoriche e grafiche
utilizzate da oggetto diventano soggetto dell’opera d’arte.
Le sue opere sembrano sospese tra la quiete e il mutamento, in un
equilibrio delicato che invita lo spettatore a riflettere sul trascorrere del
tempo, sull’attesa e sulla trasformazione e l’interazione del paesaggio.
Il lavoro di Geraci assume spesso la forma di racconti poetici, in cui ogni
elemento dialoga con gli altri in un sistema di rimandi sottili. Le sue figure
sembrano distanti dal mondo materiale, quasi scollegate dalla realtà, ma
allo stesso tempo sono intimamente chiuse con lo spazio che le circonda,
in un costante scambio di significati. È proprio in questo dialogo tra le
figure e lo spazio che emerge la forza poetica del suo linguaggio visivo,
capace di evocare sentimenti di nostalgia, attesa, mutamento e
introspezione. Per Simone Geraci vale l’equazione il corpo sta al
paesaggio, come il paesaggio sta al corpo. Simone Geraci, dunque, non è
solo un pittore di figure, ma un artista capace di creare universi sensibili e
meditativi, dove ogni elemento – il paesaggio, il vuoto, il tempo – si
intreccia in un complesso gioco simbolico, invitando lo spettatore a
perdersi e ritrovarsi.
Una ricerca che lega tradizione e modernità, dove elementi opposti si
attraggono e si respingono, e l’immagine del corpo viene esaltata
attraverso l’utilizzo di una tecnica rigorosa. Si genera così in ogni lavoro
un legame imprescindibile, dove ogni singola storia diventa un tassello di
un unico racconto ideale che lega ogni singola opera.
Le opere di Simone Geraci si sviluppano come racconti lirici, fatti di silenzi
e sguardi interiori, in cui lo spazio stesso diventa protagonista attraverso
“quell’aria” pittorica che avvolge l’intera scena. Ogni sua opera diventa un
frammento di un racconto poetico, dove lo spettatore è spinto a
confrontarsi con le proprie riflessioni intime, facendo esperienza di una
visione che è insieme reale e sublimata, concreta e astratta. In questo
gioco tra presenza e assenza, Simone genera uno spazio di esplorazione
esistenziale, in cui l’immagine si fa riflesso della condizione umana,
sospesa tra paesaggio e narrazione.
Roberto Sottile
La stagione che tarda ad arrivare, a cura di Francesco Ciaffi e ROberto Sottile, Edarcom Europa, Roma. 2024